un particolare della Shurei no Mon

La mente non si turba quando veniamo percossi, ma quando percuotiamo
(Proverbio di Okinawa)

 

Molti dimenticano il vero significato del nome dato alle discipline di combattimento orientale, ossia "arti marziali". Gran parte della confusione nasce dalla definizione del concetto stesso di arte.

L'arte è una disciplina in cui, seguendo determinate regole, si produce qualcosa dotato di un profondo significato. In particolare, la grande arte è quella in cui ogni particolare dell'opera vi si trova per un motivo ben preciso, e spesso il confronto con queste opere, la cui creazione ha richiesto all'artista sforzi al limite delle capacità umane, può fare crescere la persona sul piano intellettuale e spirituale. I più non riescono a vedere cosa possa esserci di artistico, nel senso appena descritto, in una pratica come il karate, ritenuta oltretutto pericolosa e violenta.

Per comprendere in che senso il karate sia un'arte, dobbiamo capire qual è il profondo significato che le sue opere ci possono trasmettere. Non dimentichiamoci che tutte le arti marziali sono nate dal combattimento di strada, e quindi il loro fine sarà quello di consentirci di difenderci. Ma difenderci da cosa? Al giorno d'oggi, la maggior parte delle persone che praticano il karate non si troveranno mai (si spera) a combattere fisicamente per salvare la propria vita. Tuttavia, combattimenti di altro genere (verbali, psicologici) ci vedono impegnati quasi ogni giorno, e se la posta in gioco non è la vita, è comunque qualcosa di importante come il rispetto, l'amicizia, il successo. L'arte del karate consiste nel farci capire l'essenza del combattimento, e renderci in grado di individuare il modo di vincerlo. Si può capire a questo punto la frase del maestro Toguchi :"l'essenza del karate è l'abilità di sorridere in ogni circostanza".

C'è chi dice che i nomi non hanno importanza, e ciò è certamente vero quando dietro il nome non si trova niente. Ma nel caso della scuola Shorei-Kan, il nome descrive molto bene lo spirito della scuola. "Shorei-Kan", infatti, significa "la casa del rispetto e delle buone maniere". I Maestri Shorei-Kan, infatti, non sono allenatori votati alla ricerca del campione, ma soprattutto educatori. Per illustrare lo spirito Shorei-Kan è utile ricordare un aneddoto raccontato da Marion Tamano (5°Dan), riguardo il perchè scelse la scuola del Maestro Tamano in mezzo alle tante scuole di arti marziali disponibili a New York: "Era l'unico dojo davanti alla cui porta gli studenti si fermavano dopo la lezione a chiacchierare e a ridere".

La condotta Shorei-Kan si può riassumere in una serie di regole, dette complessivamente dojo kun (regole del dojo). Seguire queste regole è difficile, indubbiamente, e spesso si pensa che sia impossibile. Ma si ricordino a questo proposito le parole del Maestro Toguchi: "Le persone normali fanno cose normali. Per fare cose straordinarie dovete diventare persone straordinarie".